Diventeremmo i barboni d’Europa

L'aula di Strasburgo

L’aula di Strasburgo

Fuori dall’Euro e via dall’Europa.
Un partito con questo programma, fino a qualche tempo fa, sarebbe stato etichettato come delirante minoranza di folli da emarginare subito. Oggi un movimento di opinione, divenuto partito, sostiene la stessa pericolosa follia, ma con il 30% dei consensi elettorali.
Viene da chiedersi se tutti coloro che lo hanno votato fossero al corrente di questa posizione politica antieuropeistica, passata dal livelo di battute estemporanee a possibile programma di governo.
C’è il sospetto che la foga della protesta generalizzata contro la casta ed i palazzi del potere, abbia distratto molti e offuscato in una cortina nebulosa di pericolosa demagogia altri aspetti del nuovo che avanza nella più profonda ignoranza.
Se il comico vuole continuare a stupire, può dire di tutto, anche sparare il paradosso più assurdo.
Però se davvero pensa di porre sul tavolo della trattativa per un ipotetico governo a cinque stelle o in condominio con qualcuno, una simile ipotesi, dalla divertita ironia si passa alla preoccupazione più vera.
La battuta ad effetto, fatta per provocare qualche acceso europeista o per soddisfare l’ignoranza di qualche antieuropeista, diventa un annuncio da autentico regime del terrore.
A parte che per uscire dall’Europa e dall’euro occorre un percorso politico ed istituzionale complesso e sicuramente non condiviso dalla parte sana del Paese, immaginare l’Italia fuori dall’Unione Europea e con la vecchia lira in tasca non può non terrorizzare i normali cittadini, le aziende e tutto l’apparato economico e sociale.
Diventeremmo i barboni d’Europa, ma anche del Mediterraneo, per non dire del resto del mondo. Verrebbe azzerato tutto un sistema di relazioni economiche basate non solo sul mercato ma su accordi politici ed interparlamentari che hanno garantito al mondo serenità, pace e solidarietà anche in momenti di crisi come questo.
Insomma ci troveremmo soli a fare fronte a difficoltà enormemente superiori alle attuali e senza alcun salvagente comunitario.
Sgomenta constatare l’abissale livello d’ignoranza degli esponenti del nuovo movimento politico, non solo di fronte alle dinamiche parlamentari ma al cospetto della storia fondamentale che rimane la grande intuizione europea degli anni cinquanta.
Se era giusto dare una ripulita all’occupazione del potere da parte dei partiti e di certi discutibili soggetti che li guidano, volere abbattere i pilastri dell’Unione Europea significa buttare via con l’acqua sporca anche tutto ciò che di buono si sta lavando e che va salvato.
Già la Lega in passato ha tentato di assumere iniziative antieuropeistiche a puro titolo di propaganda, per raccattare voti da certe fasce ignoranti, egoistiche e localistiche, ma lo ha fatto anche perché sapeva che c’era una maggioranza sana che avrebbe comunque garantito i patti europei.
Peccato: ciò che di buono e positivo era contenuto nella protesta grillina, viene gravemente squalificato da questa posizione antieuropeistica che, ancora una volta, alza la voce della protesta ma non annuncia una proposta sull’alternativa che potrebbe reggere le nostre sorti al posto della grande, indispensabile intesa con gli altri membri dell’Unione Europea.
Uniti si resiste anche alla crisi più dura. Soli si va a fondo subito e le emergenze della Grecia e di Cipro lo dimostrano, a due passi dalle nostre coste.

 

 

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