Incontro con il ministro degli esteri per Chico Forti
Il senatore Giacomo Santini ha incontrato a Roma il Ministro degli Esteri al quale ha rinnovato l’appello per un intervento del Governo a favore di Enrico (Chico) Forti, il trentino detenuto nelle carceri di Miami con l’accusa di omicidio e la condanna all’ergastolo.
Il sen. Santini nei giorni scorsi aveva presentato un’interrogazione scritta con una dettagliata ricostruzione del caso e la richiesta di intervento governativo. Motivo dell’urgenza richiesta al Governo italiano è l’iniziativa varata a Miami dai legali del Forti per promuovere un ricorso alla Corte Federale di Giustizia e chiedere la riapertura del processo per provare l’estraneità di Chico alle accuse montate a suo carico.
Chico fu condannato senza l’escussione di alcuna prova da parte dell’accusa, ma solo in base ad un’ipotesi di colpevolezza fondata su un castello di illazioni e deduzioni costruito dalla Polizia di Miami, oltre che su una malaugurata bugia che l’imputato disse, per paura ed ingenuità, in riferimento alla morte di un cittadino americano.
Le ragioni della macchinazione ad opera della Polizia sarebbero da ricercare nel desiderio di vendetta nei confronti di Chico il quale aveva sollevato dubbi e sospetti, in servizi giornalistici, sul ruolo da essa avuto in merito al caso Versace e sulle circostanze della misteriosa morte del presunto assassino dello stilista italiano.
Ora sarebbero emersi documenti probanti che le ipotesi di colpevolezza di Chico non hanno fondamento e per questo si chiede di poter riaprire il processo, con il ricorso alla Corte Federale di Giustizia.
A Trento, da anni, un comitato di sostenitori sta raccogliendo denaro per pagare gli avvocati e le altre spese che la famiglia sta sostenendo, mentre da parte dei mas media c’è un forte ritorno di attenzione. Si ha quasi l’impressione di essere giunti all’estremo tentativo per dare al Forti la possibilità di dimostrare la sua innocenza.
Il Ministro ha assicurato un interessamento personale e l’attivazione dei canali diplomatici per verificare la situazione, non sottovalutando, tuttavia, le difficoltà del ricorso alla Corte Federale per la granitica struttura dell’apparato giudiziario americano.